La ripresa non si è ancora consolidata a dovere. Qualche giorno di pausa, successivamente sarà tempo di uscite al meeting di Rimini. E qui scatteranno già le prime tensioni.
Il premier Renzi esalta ciellini e italiani con il taglio delle tasse sulla casa. Il giorno dopo, due dei suoi ministri chiave per la strategia di politica economica, Padoan e Poletti, quelli che hanno in mano i cordoni della borsa e le leve per rilanciare l’occupazione, frenano o sono costretti a frenare. Il numero uno dell’Economia ricorda che non esistono tagli delle tasse senza analoghi sacrifici di spesa. Quello del Lavoroprima annuncia gli ultimi quattro decreti attuativi del Jobs Act, poi subito dopo ritratta, in seguito a una telefonata con Renzi. Nel mezzo, il pasticcio dei dati sbagliati sull’andamento dei contratti nei primi sette mesi dell’anno. Pubblicati e poi rettificati.
Ufficialmente, i dicasteri negano tensioni. “Il ministro Padoan ha ribadito solo principi”, dicono dal Tesoro. “Il rinvio dei decreti alla prossima settimana dovuto solo a un ordine del giorno del Cdm troppo denso”, aggiungono dal Lavoro. Meno serafico Palazzo Chigi. L’irritazione per “la figuraccia” di Poletti sui dati esiste. Nell’entourage del premier qualcuno definisce addirittura il ministro “un disastro”. Si nega però un legame diretto con lo slittamento dei decreti, dovuto più che altro al braccio di ferro su alcuni nodi non sciolti. Come il controllo a distanza e la cassa integrazione, possibile miccia di scontro con i sindacati. E fonte di ulteriori polemiche.
L’idea di irritazione montante nei confronti di Padoan non sfiora invece nessuno. “Il ministero dell’Economia frena sui piani di Renzi? E qual è la novità? Frena sempre”.