Negli Stati Uniti si guarda già al futuro. Dopo aver annunciato la fine del Quantitative Easing, la FED ha annunciato la conclusione del piano di acquisto dei Treasuries e dei “mortgage-backed securities”.Tuttavia la reazione dei mercati è stata comunque negativa. Wall Street ha terminato la seduta con gli indici in calo frazionale, mentre i rendimenti dei decennali del Tesoro USA sono aumentati al 2,325% e il dollaro si è rafforzato immediatamente contro lo yen.
Ma ciò che ha maggiormente scosso gli analisti e i mercati riguarda il mutamento del linguaggio utilizzato dalla Fed ieri nel comunicato tramite il quale sono state annunciate le decisioni di politica monetaria. Gli esperti hanno così commentato quanto dichiarato dal board di amministrazione sui tassi Usa:
Nel giustificare le proprie decisioni, il board ha eliminato il termine ricorrente “significativo”, con riferimento al sotto-utilizzo della forza-lavoro negli USA e l’ha sostituita con l’espressione “has been downgraded” (“si è ridotto”). In pratica, l’istituto si mostra più ottimista che in passato sulla capacità della ripresa dell’economia americana di assorbire la forza-lavoro eccedente, valutata nell’11,8%, frutto della somma tra il 5,9% della disoccupazione e il numero dei lavoratori part-time, che vorrebbero lavorare a tempo pieno, ma non riescono a trovare un posto simile. Una conferma del mutamento degli orientamenti è arrivata anche sul fronte dell’inflazione. Ad agosto, i prezzi al consumo sono cresciuti negli USA dell’1,5% su base annua, in decelerazione dal +1,7% di maggio. Tanto che la Fed aveva rimarcato a ogni comunicato post-board il rischio derivante da un’inflazione più bassa del target di medio termine del 2%. Stavolta, questo timore non viene più segnalato e al contrario viene sostituito con un’espressione di segno decisamente diverso, laddove si afferma che “i rischi che l’inflazione resti al di sotto del 2% sono diminuiti rispetto al passato”.
Pertanto, la Federal Reserve ha eliminato dal comunicato i due aspetti che maggiormente lasciavano presagire una politica accomodante nei prossimi mesi. Da una parte, i banchieri centrali USA si mostrano ottimisti sul miglioramento dell’occupazione, dall’altra parte i banchieri non temono più che l’inflazione rimanga troppo bassa a lungo.