L’Italia sembra essere fuori dal calvario recessione, anche se la ripresa procede ancora a rilento, a ritmo blando in confronto a quanto accade nel resto dell’Eurozona. Continua intanto il percorso di aggiustamento dei conti pubblici che dovrebbe permettere di accumulare la dote preziosa dell’avanzo primario.
Queste sono le stime invernali effettuate dalla Commissione europea, le quali indicano per il prodotto interno lordo italiano 2014 una modesta espansione di 0,6% a fronte dell’1,2% della media della zona euro, supportata principalmente dalla domanda estera. Ci sarà un’accelerazione a 1,2% l’anno prossimo, in virtù dell’atteso miglioramento delle condizioni creditizie, dopo il -1,9% dello scorso.
La proiezione su quest’anno va messa a paragone con il +0,7% ipotizzato sempre dall’Ue nelle stime d’autunno ma soprattutto con il +1,1% su cui puntava il governo Letta. L’ex Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni anticipava peraltro già la settimana scorsa, all’ultimo consiglio Ecofin, che la previsione Ue avrebbe disatteso quella dell’esecutivo.
Alla variazione negativa nella dinamica del Pil fanno da contrasto lievi miglioramenti nelle variabili deficit e debito espresse in punti percentuali di prodotto.
Anche intorno alla cifra magica del 3% si gioca nel frattempo la partita il neonato Governo guidato da Matteo Renzi, secondo il quale i conti pubblici vanno messi in ordine nel nome del “rispetto che dobbiamo ai nostri figli”, non perché lo chiedono “la signora Merkel e Draghi”. Non ancora premier, lo stesso Renzi stabiliva il criterio “anacronistico”, pertanto trattabile in sede di riforme.
C’è comunque da dire che Bruxelles non mette comunque in dubbio che l’Italia possa non rispettare il parametro contemplato dal Trattato di Maastricht in materia deficit.