Quella tra valute, oggi, si configura come una propria guerra che oppone i paesi sulla base della scelta della politica monetaria. L’ultima contrapposizione sorta è quella tra Giappone e Germania.
A parlare, alla fine di gennaio è stato il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann che si è scagliato quindi contro la politica di allentamento monetario scelta dalla Bank of Japan il cui obiettivo prioritario è portare l’inflazione al 2 per cento.
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Per farlo Tokyo ha scelto di stampare nuovi yen, di metterli sul mercato e di procedere, con questo gruzzoletto, a comprare l’euro, in modo che sia la moneta del Vecchio Continente ad apprezzarsi mentre si svaluta in modo provvidenziale lo yen.
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Nelle esportazioni, a questo punto, la strategia di Tokyo risulterebbe vincente. Una strategia analoga a quella giapponese, potrebbe essere adottata anche dalla Svizzera, dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti che possono permettersi di stampare moneta, a differenza della Germania che dei paesi dell’Eurozona che non hanno sovranità monetaria e quindi non possono rispondere con altrettante manovre aggressive.
A livello interpretativo, la scelta del Giappone sullo yen vuole dimostrare anche che non esiste l’indipendenza delle banche centrali, visto che, quanto sta facendo la Bank of Japan non è altro che il risultato di un “ricatto” condotto ad arte dal governo del paese.