Usa, i dati mostrano che migliora l’occupazione

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Notizie positive sui dati di occupazione Usa. Nel mese di novembre, negli Stati Uniti sono stati creati +203.000 nuovi posti di lavoro.

 Il dato è stato migliore di quanto prospettato dagli analisti di Bloomberg e di Brefing, che avevano previsto un aumento +185.000 e +188.000 unità, contro il rialzo +200.000 di ottobre.

Migliore delle stime anche il tasso di disoccupazione sceso al 7% rispetto al 7,3% di ottobre. È il tasso più basso dal novembre del 2008, motivato dagli analisti dal ritorno dei dipendenti federali al lavoro, con la fine dello shutdown del governo avutosi in ottobre. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è salito dal 62,8% al 63%.

Le spese per consumi sono aumentate +0,3%, in linea con le previsioni.  Il balzo dell’economia americana è stato confermato prima della pubblicazione della prima revisione del Pil del terzo trimestre, al ritmo più alto dal primo trimestre del 2012.

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In ogni caso, il dato ha dei segnali contrastanti: il rialzo è da attribuire infatti soprattutto all’aumento delle scorte, che non è chiaro se sia stato volontario (dunque deciso dalle aziende in linea di previsioni sulla ripresa della domanda da parte dei clienti) o involontario. Le spese per consumi, che incidono sull’economia Usa per quasi il 70%, sono aumentate dell’1,4%, al ritmo più lento dal quarto trimestre del 2009.

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Il rapporto sull’occupazione Usa appena pubblicato è il principale market mover della sessione odierna. Istantanea la reazione dei mercati americani, con i futures che hanno ridotto i guadagni. Quindi il dato viene percepito dagli investitori come verifica del recupero dell’economia, e dunque della possibile decisione della Fed di iniziare a levare le sue misure di quantitative easing (QE), già a partire dalla prossima riunione del Fomc, il suo braccio di politica monetaria, del 17-18 dicembre.

 

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