Dopo una serie di risultati molto positivi provenienti dagli Usa e dalle grandi banche statunitensi arriva una nota stonata, quasi in aspettata.
Si tratta del bilancio di Goldman Sachs. Il risultato è il peggiore e il meno producente in confronto a tutti quelli presentati nelle trimestrali positive dal mondo finanziario Usa, cominciata con Jp Morgan (quest’ultimo ha riportato per il secondo trimestre dell’anno utili netti per 6,29 miliardi di euro o 1,54 dollari ad azione, in crescita rispetto ai 5,98 miliardi o 1,46 dollari ad azione di un anno fa e alle attese degli analisti che erano di profitti per 1,44 dollari. I ricavi nel periodo sono scesi a 24,53 miliardi da 25,34 un anno ma lievemente sopra le attese che erano di un fatturato di 24,4 miliardi) e proseguita con Bank of America, Citi, e altri gruppi major.
Nello specifico, Goldman Sachs ha chiuso il secondo trimestre dell’anno in corso con un utile netto dimezzato a 1,05 miliardi di dollari dai 2,04 miliardi dello stesso periodo del 2014. Occorre analizzare il risultato nei dettagli:
L’utile per azione è pari a 1,98 dollari, ben al di sotto dei 3,89 attesi dagli analisti a causa degli 1,45 miliardi di accantonamenti effettuati nel trimestre per far fronte a “controversie legate a prestiti ipotecari e questioni regolamentari”. Una voce che riduce l’utile per azione di 2,77 dollari. Migliori delle previsioni i ricavi, pari a 9,07 miliardi di dollari (-1%), a fronte degli 8,78 miliardi stimati dal mercato. “Siamo soddisfatti della nostraperformance nel trimestre – ha commentato l’amministratore delegato Lloyd c. Blankfein – sebbene l’incertezza nella Ue abbia pesato sul morale degli investitori, molte delle nostre attività hanno continuato a beneficiare di condizioni economiche in generale miglioramento”.