Sono stati pubblicati dall’ISTAT i risultati relativi alle dinamiche riproduttive delle donne in Italia, frutto della collaborazione tra Isfol e ISTAT. Sono stati raccolti dati a partire dal 2000 fino ai giorni nostri e la prima conclusione che ci trae è che le donne sono sempre più presenti sul mercato del lavoro e hanno sempre più difficoltà nella conciliazione dei ritmi della famiglia e del lavoro.L’indagine si chiama “Avere figli in Italia negli anni 2000” e fa un confronto a campione delle nascite e dei loro effetti sulla vita lavorativa delle donne, quando queste hanno avuto un figlio tra il 2000 e il 2011, nel 2003 e poi nel 2009-2010. Il primo elemento che s’introduce in questo particolare calendario è il 2008, anno della crisi economica che ancora fa sentire i suoi strascichi.
> Disoccupazione, a soffrirne maggiormente sono le donnef
Nel 2012, secondo i dati ISTAT, il 22,4% delle madri occupate all’inizio della gravidanza non lo era più dopo la nascita del figlio e il 42,8% di quelle che invece hanno continuato a lavorare, dichiara di avere problemi nel conciliare l’attività lavorativa e gli impegni famigliari. Nel 2005 soltanto il 14% delle madri che lavoravano in gravidanza non lavora più, il 33,2% dichiara che non era occupata né prima né dopo la nascita del bambino.
Il rischio di perdere il lavoro con la maternità è più sentito al Sud e aumenta in modo proporzionale al numero di figli. Anche la situazione economica del partner in tal senso è importante: se il partner non è occupato, la donna teme di più di perdere il lavoro con la gravidanza. Tra le madri che avevano un impiego prima e non dopo, più della metà, il 52,5% dichiara di essersi licenziata e di aver interrotto l’attività che svolgeva (nel caso delle autonome), il 25% dichiara di essere stata licenziata, il 20% circa dice che si è soltanto concluso il rapporto di laoro e il 3,6% dichiara di essere stata posta in mobilità.