Come causa per la pessima vena di Wall Street venerdi sera (S&P 500 -1.25%) molti hanno indicato il labour market report di venerdi, marginalmente sotto attese (192.000 vs 200.000 e disoccupazione invariata a 6.7%).
In realtà i payrolls di marzo difficilmente potevano essere più favorevoli al risk appetite:
** il dato headline sotto attese è compensato dalle revisioni ai dati precedenti
** La household survey ha segnalato disoccupazione invariata solo a causa di un forte incremento della forza lavoro, a fronte del quale vi è stato un incremento simile di nuovi occupati.
** la crescita dei salari, il cui balzo aveva suscitato un po’ di allarme a febbraio, si è raffreddata e non richiede inasprimenti della politica monetaria per il momento.
In questo senso, non si puo’ nemmeno dire che il dato non era sufficientemente buono da sostenere il sentiment, in quanto un report sensibilmente migliore avrebbe alimentato timori di una FED più restrittiva.
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Di fatto, gli ultimi dati macro sembrano aver poco a che fare con la recente ritrosia degli investitori, i quali sembrano assai più preoccupati dell’incombere di una earning season che si annuncia nella migliore delle ipotesi, modesta, scrive nel commento giornaliero ai mercati finanziari di Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. Secondo quanto riportato da Thomson Reuters, il consenso sulla crescita dei profitti aggregati dell’S&P 500 è passato da un +6.5% anno su anno di gennaio all’ appena +1.2% attuale.
Di buono vi è che l’attesa è finita, e domani si comincia con Alcoa.