Wind e Vodafone, di concerto con il fondo F2i e quello Fsi gestito dalla Cassa Depositi e prestiti, hanno firmato una lettera di obiettivi comune al fine realizzare gli investimenti in banda ultra larga a livello nazionale nell’ambito del piano proposto dall’esecutivo Renzi
Come anticipato dalla stampa, in confronto alla prima dichiarazione di intenti firmata tra Vodafone ed F2i, entrano nella partita anche Wind ed Fsi, l’altro collaboratore di Metroweb. Il veicolo individuato per gli investimenti è Metroweb Sviluppo (controllato al 100% Metroweb), sulla quale Fastweb non ha il diritto di veto, che potrebbe invece esercitare su Metroweb. Con questo primo accordo a quattro viene definito a grandi linee il piano industriale e le aree sulle quali investire con la banda ultra larga.
La definizione dell’accordo si configura come una nuova tessera nel puzzle del piano sulla banda larga, che coinvolge il governo con il suo piano per il digitale, Telecom e Fastweb. Come si ricorderà, inizialmente l’auspicio dell’esecutivo era di riuscire a mettere intorno a uno stesso tavolo (rappresentato dal punto di vista societario da Metroweb) tutti gli operatori, ma le resistenze sulla governance hanno portato Telecom a defilarsi. Anzi, quest’ultima con Fastweb ha annunciato un accordo per portare la fibra nelle grandi città. Un piano che, nonostante il presidente Recchi abbia definito non alternativo a quello sulla banda larga, ha costituito un polo ha sé stante rispetto al progetto Metroweb.
Anche il governo ha vagliato altre vie possibili. Una, in particolare, sarebbe quella di affidare all’Enel le chiavi del progetto, sfruttando anche la possibilità di installare la fibra sulla linea aerea della società elettrica. L’emergere di questa ipotesi ha fatto subito affilare le armi alle società in concorrenza, in primis ancora Telecom, che non ha escluso ricorsi.