Il dibattito sulle pensioni di reversibilità prende nuovamente quota successivamente alla pubblicazione del Documento di economia e finanza.
Il programma di riforma del governo, ripercorre le tappe previste dal disegno di legge sul contrasto alla povertà e infiamma così i timori che le pensioni dei superstiti vengano passate da meccanismo previdenziale a meccanismo assistenziale, con l’effetto che ci siano dei tagli nella loro erogazione.
Il problema è stato segnalato da Cesare Damiano e già rintuzzato dal ministro Giuliano Poletti, che nega ogni possibile taglio. Sta di fatto che nel Def si legge la previsione di “razionalizzare le prestazioni di natura assistenziale e quelle di natura previdenziale introducendo il principio di ‘universalismo selettivo'”, superando con il provvedimento sulla povertà “la frammentarietà delle misure esistenti. Con l’esercizio della legge delega le prestazioni di assistenza sociale verranno rese più eque e omogenee tra loro, mentre il sistema dei servizi sociali vedrà l’avvio di una regia integrata”.
Dal fronte del governo si sono alzate le voci di rassicurazione. “Non c’è nessuna volontà di intervenire sulle pensioni di reversibilità”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini a margine di un convegno. Nel sottolineare che il Def “fotografa” quanto già inserito nella delega Povertà, Nannicini ha aggiunto che “c’è’ stato un equivoco dovuto ad una frase generica”. Linea simile per il commissario alla spending review, Yoram Gutgeld: “Le pensioni di reversibilità non verranno toccate”, con parole ripetute parimenti dal viceministro dell’Economia, Enrico Zanetti.
Tuttavia la raffica di precisazioni non lascia tranquillo il sindacato. “E’ un pò difficile pensare a un refuso. E’ esplicito il fatto che il governo ci provi ed è altrettanto ferma ed esplicita la nostra opposizione”, attacca il segretario della Cgil, Susanna Camusso, in risposta alla smentita di Poletti.