Oggi è il giorno dei rimborsi per i pensionati che si sono visti congelare gli assegni ai tempi del Governo Monti e dell’introduzione della legge Fornero e che, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il mancato adeguamento scattato nel 2012, si vedranno riconoscere una parte del ‘risarcimento’.
I pensionati che percepiscono un assegno tra 3 e sei volte il minimo si troveranno una ‘una tantum’ che oscilla, secondo i calcoli della Uil, tra un pò più di 400 e poco meno di un migliaio di euro, cifre che restano comunque molto distanti da quanto dovuto se si fosse scelto di restituire per intero le somme.
Alla fine di giugno era giunta la circolare dell’Inps che ufficializzava la messa in pagamento dei rimborsi, prevista per il 1° agosto (che cadendo in un giorno festivo ha fatto slittare a oggi l’accredito sul conto corrente). Nella simulazione dell’Istituto, si tratta di una tantum da quasi 800 euro per un pensionato che ha un assegno da 1.500 euro (lordi) al mese e, dal prossimo anno, una maggiorazione di quasi 42 euro al mese. Il recupero dei denari congelati è esteso agli eredi dei pensionati interessati, che devono presentare una domanda apposita: spettano, dice l’Inps, anche alle pensioni “che al momento della lavorazione risulteranno eliminate. Il pagamento delle spettanze agli aventi titolo sarà effettuato a domanda nei limiti della prescrizione”.
Il decreto del governo Renzi ha optato per una restituzione solo parziale (e a scalare con il crescere degli assegni), per non creare problemi nei conti pubblici. Ma le polemiche sul punto sono tante. Il Governo, dice ad esempio la Uil, così non ha attuato la sentenza dell’Alta Corte e “il rimborso che arriverà nelle tasche dei pensionati italiani è solo una minima parte del dovuto”.