Non solo Apple. Dopo quanto verificatosi con Cupertino anche Airbnb, il gruppo degli affitti low cost di case e appartamenti turistici in pieno boom di domande, finisce nell’occhio del ciclone. O, meglio, nel mirino del fisco.
Parliamo di una società lievitata in breve tempo fino al valore stimato di 30 miliardi stando a quanto dichiarato da Forbes. Ora, Airbnb avrebbe un problema serio con le tasse nel nostro Paese. In Italia il gruppo ha infatti versato nel 2015 soltanto 44.500 euro d’imposte.
A riportarlo è Il Sole 24 Ore sul suo ItalyEurope24:
Emerge dai bilanci ed è l’equivalente del costo di un’auto Alfa Romeo Giulia.
Airbnb Italia è la sussidiaria nazionale della Airbnb Holdings che ha sede legale nel Delaware, paradiso fiscale degli Stati Uniti. Nel nostro Paese, questa cifra sotto i 50 mila euro è la minima somma pagata all’Erario: perché ufficialmente il business è fatto in Irlanda.
Le analogie con la multinazionale fondata da Steve Jobs, dunque, sembrano essere molte.
Quello seguito da Airbnb sembra infatti lo stesso copione di Apple, alla quale è stato imposto di versare a Dublino 13 miliardi di euro per tasse non pagate. Airbnb è diventata in breve un gigante del web e fenomeno (quasi) di massa, per la possibilità offerta di soggiornare in case private nelle città turistiche prenotandole online direttamente dal proprietario e spendendo meno che in albergo. Fondata nel 2008 da Brian Chesky, Joe Gebbia and Nathan Blecharczyk, offre alloggi in 34 mila città e 191 Paesi ed è stata usata da oltre 60 milioni di turisti. Il giro d’affari previsto dagli analisti per il 2019 è di 1,6 miliardi di dollari.