Da un lato è una buona notizia, dall’altro (quello prettamente economico) no.
I consumi di alcolici sono diminuiti al punto da coinvolgere quasi 1, 7 milioni di italiani.
A sostenerlo è la Coldiretti, la più importante delle associazioni degli imprenditori agricoli, che lo ha calcolato prendendo in esame i dati Istat sull’uso ma anche sull’abuso di alcol a partire dal 2008 – primo anno della crisi economica- per arrivare fino al 2014. Nell’arco di questi sette anni, si è registrato un fenomeno che ha portato a un complessivo calo dei consumi di prodotti alcolici. In controtendenza è andato solo la vendita di birra, i cui consumatori abituali sono addirittura cresciuti (+0,1 per cento), anche sulla scia della riscoperta dei produttori artigianali. Male tutte le altre “categorie”: sono diminuiti sia i consumatori abituali di aperitivi, superalcolici e amari (-1,3 per cento) sia quelli di vino (-2,9 per cento).
In particolare, i consumi di vino degli italiani sono scesi al minimo storico nel 2014: secondo Coldiretti dall’inizio della crisi è sparito dalle tavole degli italiani un bicchiere di vino su cinque. In italia sono crollati gli acquisti di vino delle famiglie e i consumi nazionali sono scesi attorno ai 20 milioni di ettolitri, dietro Usa e Francia, con un taglio del 19 per cento dall’inizio della crisi nel 2008″.
Il problema è che si tratta di calcoli tratti dai consumi medi e dalle cifre fornite dall’Istat, che non tengono conto anche del cambiamento delle abitudini alimentari. Infatti, se è vero che siamo di fronte a un calo dei consumi, è altrettanto vero – sostiene sempre la Coldiretti – che a fare da contraltare c’é “la preoccupante crescita fra i giovani e gli adulti dell’abitudine al consumo di superalcolici, aperitivi e amari lontano dai pasti e con frequenza occasionale al posto del vino”.