Dopo il caso Apple, la Commissione europea prova a rilanciare la proposta atta a generare una base imponibile comune (Common consolidated corporate tax base o CCCTB), proposta approdata per la prima volta in Consiglio nell’ormai lontano 2011.
Il nuovo piano arriverà tra fine ottobre e metà novembre di quest’anno, e sarà differente rispetto al precedente, con un approccio diviso in due fasi: nella prima si individuerà una definizione comune di ‘profitti tassabili’, e nella seconda si stabilirà una formula per tassarli in modo equo nei diversi Stati Ue.
La diversa tassazione dei redditi di impresa e la possibilità per le grandi aziende di definire mediante accordi privati con gli Stati (tax ruling) quali sono gli utili e come tassarli ha creato una sorta di diatriba tra i vari governi per accaparrarsi le sedi delle multinazionali. L’Irlanda, ma anche il Lussemburgo, sono da tempo gli Stati più agguerriti su questo fronte. Ma non sono da meno neanche Inghilterra e Olanda. C’è chi elimina le tasse dai brevetti, chi dai dividendi e chi dai marchi. Il fine per tutti è attirare gli utili delle imprese. Adess la Ue per porre fine a questa guerra senza frontiere sta rivitalizzando alcune proposte già avviate in passato. Del resto una tassazione unica e chiara sarebbe giudicata in positivo anche dalle imprese stesse che nella loro voglia di globalizzazione preferiscono un ambiente con il diritto certo.
La Commissione Ue aveva in programma già da un anno di rilanciare la proposta sulla CCCTB, ma non aveva incontrato il favore di molti Stati membri. Adesso, sulla falsa riga dei casi Apple, Fiat, Starbucks e Amazon, Bruxelles ci riprova sperando che stavolta possa incontrare un’accoglienza meno ostile. Anche questa proposta, però, non risolve il problema delle diverse aliquote, perché ogni Stato potrà comunque decidere da solo quanto tassare i profitti delle imprese.