Il prodotto interno lordo di una nazione – PIL – può essere considerato una sorta di dato aggregato, sul valore del quale influiscono una serie di fattori, produttivi e non, che costituiscono il complesso quadro economico di un paese.
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Anche un dato come la fiducia nutrita da famiglie e imprese può incidere, ad esempio, in maniera positiva o negativa, sul PIL, e da questo particolare si spiega anche perché con tanto costanza l’Istat ci aggiorni periodicamente sulla fiducia che aziende e famiglie nutrano nei confronti della ripresa economica.
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L’ottimismo e la fiducia nel futuro, infatti, influiscono in maniera decisiva sui consumi, orientati, è vero, in primo luogo dai redditi a disposizione dei consumatori, ma anche dal clima generale che si riesce a respirare. Secondo uno studio di Bankitalia, nel corso del 2012, la mancanza di fiducia ha sottratto all’Italia 0,6 punti di PIL, mentre nel 2013 le perdite sono arrivate per ora allo 0,3.
La contrazione dei consumi, di conseguenza, è stata pari al 2,1% in due anni. Il PIL, ovviamente, nel frattempo, è continuato a calare anche per altre cause, come il generale rallentamento del ciclo economico internazionale.
Ma la crisi da sola ha pesato, a ben guardare, nel biennio 2012 -2013, solo su 2 punti percentuali di PIL, mentre la perdita di un punto di PIL, dunque uno 0,5% all’anno, è stata dovuta alla difficoltà di accesso al credito.
Infine, un ulteriore fattore che influisce periodicamente sul PIL è costituito dalle manovre finanziarie varate dai governi. Quelle degli ultimi due anni hanno sottratto all’Italia poco più di un punto del prodotto interno lordo.