Da oggi ci sono a disposizione sei mesi per organizzarsi e non perdere tra gli undici e i tredici miliardi: è questa la richiesta formulata dai Comuni al fine di evitare di rinunciare ad una cifra che, in seguito alla sospensione della rata Imu di giugno sulle prime case (pari a 4 miliardi), provocherebbe buchi enormi a livello economico per tutte le amministrazioni locali italiane.
Guido Castrelli, sindaco di Ascoli e responsabile Finanza Locale dell’Anci afferma: “Sarebbe una mazzata in un quadro già compromesso”.
Tutto cambierà dal primo luglio, giorno in cui come ha stabilito il Decreto Sviluppo perfezionato due anni fa dopo una serie di rinvii a Equitalia non spetterà più la riscossione dei tributi locali per conto dei Comuni.
Il Decreto implica che non solo da oggi Equitalia non potrà più lavorare i nuovi ruoli, bensì dovrà anche rimettere anche tutti gli arretrati, ovvero tra gli 11 e i 13 miliardi che i Comuni hanno già iscritto in bilancio.
Prosegue, dunque, Alessandro Cattaneo che è presidente facente funzioni dell’Anci e sindaco di Pavia: “L’ordine di grandezza è purtroppo questo è una cifra impressionante se si pensa che l’Imu sulla prima casa ne vale ‘solo’ 4. Noi non vogliamo nuove proroghe, né che Equitalia continui a gestire le riscossioni. È giusto che i territori possano autodeterminarsi, ma serve una normativa e almeno sei mesi per gestire la transizione”