Senza ombra di dubbio, sono molti i tentativi per risanare i conti pubblici. E anche l’Ocse se ne è accorta. Il Governo, però, è invitato dall’Organizzazione a evitare riduzioni fiscali “premature”.
La valutazione contemplata nell’Outlook di primavera è arrivata. E in sintesi c’è scritto che la principale causa della prolungata recessione è la stretta creditizia.
L’organizzazione francese rivede ancora al ribasso le prospettive economiche italiane.
Stando alle previsioni dell’Ocse, la frenata del 2013 (-1,8%) sarà infatti superiore a quella contenuta nel rapporto di novembre (-1%) ma anche a quella stimata nel survey presentato a inizio maggio (-1,5%).
Solo Portogallo, Grecia e Slovenia hanno fatto e faranno peggio del nostro Paese. Ci ha surclassati anche la Spagna, che dovrebbe chiudere il 2013 con un calo del Prodotto Interno Lordo meno forte (attestandosi al -1,7%). Così, attenzione anche a considerare forte la ripresa del prossimo anno. Sarà più timida del previsto.
Pier Carlo Padoan, vice-segretario e capo economista dell’Organizzazione francese ha dichiarato: “Sul peggioramento delle prospettive le condizioni del credito hanno influito più della stretta fiscale. Ciò è accaduto dal momento che le banche, impegnate nell’aggiustamento dei bilanci e nella ricapitalizzazione, impediscono che la politica monetaria molto espansiva della Bce di traduca pienamente in uno stimolo all’economia reale”.
Padoan ha messo in evidenza che l’Italia è seconda solo alla Grecia quanto a costo medio del credito alle imprese, mentre è al terzo posto, dopo Grecia e Irlanda, per la quota di prestiti non produttivi (non performing) sul totale. L’Ocse insiste quindi sull’urgenza di realizzare al più presto l’unione bancaria europea, che dovrebbe contribuire a risolvere, almeno in parte, il problema.
Il prolungarsi della recessione ha ovviamente un impatto sulla disoccupazione, che dovrebbe passare dall’11,9% del 2013 al 12,5% del 2014, e sul ratio debito/Pil, che dovrebbe salire ancora, dal 131,7% di quest’anno al 134,3% del prossimo. Mentre arrivano buone notizie dal fronte del deficit, previsto al 3% quest’anno e al 2,3% nel 2014.
Prudenti invece le valutazioni sull’impatto del rimborso di parte dei debiti della Pa accumulati negli anni, che «non dovrebbe essere superiore allo 0,5% del Pil nel biennio 2013-2014».