Si è conclusa con un patteggiamento la causa intentata contro la Apple nel 2011 da cinque genitori californiani. I genitori in questione hanno portato in tribunale la casa di Cupertino a causa delle applicazioni freemium, ossia delle applicazioni scaricabili gratuitamente sull’iPhone e che non richiedono alcun inserimento di codici o pin per upgrade a pagamento.
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La colpa di Apple è stata di non aver adeguatamente informato i consumatori i quali, in alcuni casi, si sono trovati addebitate anche alcune migliaia di dollari sui loro conto correnti. L’app che ha creato maggiori problemi è una delle più diffuse anche da noi, il gioco Smurfs’ Village (i Puffi). Questo gioco, infatti, è scaricabile gratuitamente ma gli ulteriori upgrade, come l’acquisto delle “puffbacche“, sono a pagamento.
I ragazzi le hanno comprate senza dover inserire il codice della carta di credito di mamma o papà che poi si sono trovate addebitate le operazioni.
La proposta di patteggiamento fatta da Cupertino -un rimborso delle spese in buoni da spendere nei negozi Apple, ma solo per importi superiori ai trenta dollari– ha convinto gli accusanti che hanno accettato le condizioni. Si è stimato che gli utenti coinvolti nell’affare siano oltre venti milioni e la chiusura della causa potrebbe costare ad Apple la bellezza di 100 milioni di dollari.
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Ma on è così semplice ricevere il rimborso: Apple contatterà gli utenti coinvolti che dovranno dimostrare che l’acquisto è avvenuto incautamente ad opera di minori.