L’Argentina continua a minacciare di fare default sul suo debito. Il governo di Buenos Aires ha sostenuto che sarebbe “impossibile onorare i pagamenti degli interessi dovuti il 30 giugno”.
Il governo è stato obbligato a sedersi al tavolo dei negoziati con i fondi speculativi – e creditori del debito argentino – che in precedenza aveva definito “avvoltoi” ed “estorsori”. Buenos Aires ha sostenuto per più di 12 anni un braccio di ferro giudiziario con i creditori Usa che si sono rifiutati di intervenire nelle due operazioni di ristrutturazione del debito dopo il default dei Tango Bond del 2002 per un valore totale di 100 miliardi di dollari.
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Il default ha tolto all’Argentina ogni accesso ai capitali internazionali, il che ha concorso a innescare un periodo di stagnazione, unito a un’inflazione irrefrenabile e a un calo delle riserve della banca centrale. Va ricordato che la Corte Suprema americana aveva respinto l’appello di Buenos Aires contro un giudizio che la costringeva a pagare 1,33 miliardi di dollari ai fondi speculativi che avevano respinto le modalità di ristrutturazione dei debiti del 2005 e 2010.
“La rimozione della sospensiva rende impossibile il pagamento a New York del debito ristrutturato e mostra la totale mancanza di volontà di negoziare sulla base di condizioni diverse da quelle indicate dal giudice Griesa”, ha dichiarato in una nota il ministero dell’economia argentino. In ogni caso è previsto che le parti dovrebbero iniziare a trattare a New York già a partire dalla prossima settimana. In caso contrario il 30 giugno precipiterà tutto.