Una delle tante idee del governo sarebbe quella di bloccare ancora per altri due anni le retribuzioni dei dipendenti statali. Sarebbe questa in effetti una delle strade che vorrebbe imboccare il governo per riuscire a reperire, entro il prossimo 2015, quei 17 miliardi di euro che sono indispensabili e necessari per riuscire a pareggiare il bilancio. Il congelamento della busta paga dei dipendenti pubblici permetterebbe di recuperare risparmi per 4-5 miliardi di euro. L’idea, come spiega Michele Di Branco al Messaggero, sta facendo nascere parecchi malumori nel Pd. In quanto se da una parte è vero che in questo modo si riuscirebbe a risparmiare molti soldi (dal 2010 ad oggi si sono spesi 11 miliardi di euro in meno), dall’altra parte è nello stesso modo vero che gli statali (3,3 milioni di persone) nell’arco di 5 anni hanno già perso il 14,6% dello stipendio reale il che corrisponde a dire un sacrificio pro-capite di circa 4mila euro.
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Naturalmente il sacrificio varia a seconda della mansione svolta. Il Messaggero indica differenti esempi. Si parte dall’impiegato ministeriale che ha meno di 30 mila euro lordi di stipendio e ha dovuto rinunciare a 2.800 euro che diverrebbero 4 mila con il rinvio al 2015 e 2016. Il pesante arriva a 8.900 per un dirigente di seconda fascia, a 19 mila euro per un ministeriale apicale e a 21mila per i manager che svolgono un lavoro in un ente pubblico non economico come l’Inps, l’Aci, l’Istat. I docenti, dice Di Branco, hanno perso tra i 4.500 e i 9.500 euro; i medici del servizio sanitario nazionale 7.550.