È stata depositata presso la Corte di Cassazione la proposta di Referendum “Stop austerità. Referendum contro il Fiscal Compact”, che ha per oggetto la legge 243 del 2012, la quale dà attuazione alla introduzione del principio di pareggio del bilancio in Costituzione (Legge costituzionale n. 1 del 2012).
È ovvio che se si andasse al voto in caso di raggiungimento del Quorum, il risultato sarebbe fin troppo scontato e dominerebbero i no. Riccardo Realfonzo, fra i rappresentati del Comitato promotore del voto popolare, professore ordinario di economia politica all’Università del Sannio, ha chiarito le motivazioni del referendum in un’opinione pubblicata sul sito Economia Politica.
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Il Fiscal Compact rischia di essere deleterio per la ripresa. Obbligherebbe infatti il governo italiano “a praticare ulteriori drastiche politiche di austerità, per i prossimi due decenni”, secondo Realfonzo. “Si tratta di impegni che tecnicamente non possono essere rispettati, a meno di volere trascinare il Paese in una prolungata recessione dagli effetti sociali devastanti”.
“Per questa ragione, è bene che gli italiani si esprimano sul referendum che abbiamo proposto, respingendo un approccio di finanza pubblica pesantemente restrittivo che non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica. Il referendum ha per oggetto aspetti specifici della legge 243 del 2013, la quale dà attuazione al principio del pareggio di bilancio recentemente introdotto nella Costituzione (con la legge costituzionale n. 1 del 2012)”.
In ogni caso, il significato politico del referendum è molto chiaro. “Si tratta – dice Realfonzo , – di chiedere ai cittadini di esprimersi finalmente sull’intero sentiero di austerità previsto dal Fiscal Compact”.