La CNA spiega che nonostante la tassazione sui commercianti e gli artigiani sia in pratica diminuita, questi contribuenti sono costretti a lavorare due terzi dell’anno soltanto per compiere il loro dovere verso il fisco. Alcune delucidazioni su un rapporto allarmante.
Che la pressione fiscale sia elevata nel nostro paese non è un mistero e fino a che si parla di percentuali sembra quasi sopportabile ma quando si mette tutto su un altro piano, ovvero quello dei giorni di lavoro utili per adempiere le scadenze fiscali, allora monta l’indignazione.
Gli artigiani e i commercianti infatti La CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato) ha pubblicato uno studio dal quale risulta che quest’anno per artigiani, commercianti e pmi romane il peso fiscale si è alleggerito rispetto a un anno fa:
Sulla base delle proiezioni sull’anno 2015, al contrario, il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate), si profila in calo dell’1,7%, passando dal 63,9% del 2014 al 62,2%. Riduzione da intestare interamente all’abolizione della componente lavoro dipendente a tempo indeterminato dell’Irap.
Peccato che questo non sia sufficiente ad andare oltre una constatazione allarmante: che si lavora due terzi dell’anno, ovvero 8 mesi su 12 per pagare le tasse. Una soluzione potrebbe essere nel federalismo fiscale, ovvero nelle scelte dei comuni che possono essere elastici sulle tasse applicate ai lavoratori che risiedono sul territorio di loro competenza.
E’ un passo nella giusta direzione, che però aspetta conferme dalle decisioni che prenderanno i Comuni nei prossimi mesi. Se, infatti, i sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali, potrebbero attenuare fino a farlo scomparire il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap.