Le aste di liquidità a basso costo della Banca centrale non porteranno credito a un numero più esteso di persone o imprese che desiderano ricevere denaro. Tuttavia, al massimo condurranno a un miglioramento delle condizioni di emissione dei finanziamenti.
Questa riflessione scaturisce proprio dalle banche. La notizia giunge nel momento in cui la disputa tra gli istituti e le imprese sulla concessione del credito si è ormai trasformata diventando una gara ad attribuire le colpe agli altri. Così gli esperti:
A chi ascrivere il cortocircuito europeo sui finanziamenti a imprese e famiglie, una delle piaghe di questi anni di crisi? Da una parte aziende e privati lamentano l’impossibilità di accedere al credito, dall’altra le banche denunciano l’assenza di domanda. I dati odierni lo certificano, almeno per l’Italia: secondo una nota di via Nazionale sull’indagine Bce sul credito bancario, che vede partecipare otto grandi istituti tricolori, la domanda di prestiti da parte delle imprese italiane è tornata a flettere nel terzo trimestre 2014. Nell’Eurozona la domanda netta ha continuato ad aumentare, ma le richieste per gli investimenti sono tornate in negativo. Il rapporto Bce sul sistema creditizio mostra la situazione nel pieno della sua controversia. Anche gli ultimi strumenti voluti da Mario Draghi, le Tltro (Targeted long term refinancing operations, aste di liquidità a basso costo vincolata all’impiego verso l’economia reale), sembrano armi spuntate.
Intanto, l’Eurotower ha chiesto lumi ai banchieri anche sulla partecipazioni alle operazioni di rifinanziamento (la prima si è tenuta a settembre e ha erogato solo un’ottantina di miliardi, la seconda sarà a metà diecembre). Stando a quanto risposto dalle banche stesse la partecipazione alla prima assegnazione dei fondi (a un tasso dello 0,15% oltre il tasso di rifinanziamento principale) si è verificata soprattutto per motivi di redditività.