Un nuovo interessante è che si è tornati a indicare esplicitamente l’indebolimento dell’ Euro come un obiettivo di una misura di politica monetaria. Il crescente focus dell’ECB sul livello della divisa unica (Draghi ha recentemente ripetuto in più sedi che il cambio ha avuto sicuramente un impatto sull’ outlook inflattivo) sembra indicare che “quota 1.40” contro dollaro sarà difesa attivamente dal Governing Council.
Cosi gli indici hanno preso il volo, guidati dal Dax, presumibilmente il primo beneficiario di un targeting della divisa da parte dell’ ECB. Meno brillanti gli indici periferici, appesantiti dalla scarsa vena, anche oggi, del settore bancario europeo.
In US, il calendario macro oggi offriva vari spunti:
** la Consumer Confidence di marzo ha sorpreso significativamente al rialzo (82.3 da prec 78.3 e vs attese per 78.5), segnando il massimo da gennaio 2008 spiega Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr. La salita è interamente dovuta alla componente outlook, passata da 76.5 a 83.5. In lieve calo la situazione presente, a 80.4 da 81. Ciò sembra supportare la tesi di un impatto del clima anche sui consumatori, ma alcuni osservano che le expectations non sono un buon indicatore della futura spesa per consumi.
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** Negativo per contro il Richmond FED di marzo (-7 da precedente -6 e vs attese per +4). La debolezza è diffusa nei sottoindici con i new orders stabili a-9 e gli shipments a -9 da -6. Il report cita ancora il clima come motivo di debolezza dell’attività.
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** Leggermente deludenti le new home sales di febbraio, a -3.3% da +3.2% di gennaio. Ne consegue che i primi 2 mesi dell’anno mostrano crescita zero. Più che il clima (uno non rinuncia a comprare casa perchè nevica) sarà stato il rialzo dei tassi e dei prezzi (Case Shiller gennaio + 0.85%) a pesare sulle vendite.