La Banca Popolare di Vicenza lascia sul terreno un miliardo nel semestre, tuttavia annuncia una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi entro la primavera del 2016.
L’istituto veneto ha chiuso il primo semestre del 2015 con una perdita di 1.053 milioni di euro, contro un utile di 22 milioni l’anno prima. Il rosso è causato di rettifiche su crediti salite da 157 milioni a 703 milioni, accantonamenti per rischi e oneri da 380 milioni in seguito a una recente ispezione della Bce sul capitale sociale, svalutazioni di avviamenti per 269 milioni e un centinaio di milioni di rettifiche su attività finanziarie e partecipazioni.
Oltre alle perdite, il capitale è stato decurtato dal diktat della vigilanza di Francoforte, che dopo l’ispezione ha applicato “un filtro prudenziale pari a 622 milioni sul capitale che non presenta requisiti di computabilità in base agli articoli 28 e 36 del Regolamento Ue 575/2013”. In pratica la vigilanza centrale, appurato che la popolare vicentina ha erogato finanziamenti per 975 milioni a propri clienti allo scopo di comprare azioni della stessa banca, ha deciso di non conteggiare la gran parte di quel capitale, raccolto facendo debiti. Pertanto il patrimonio Common equity tier 1, che a dicembre 2014 era al 10,44%, è scivolato a giugno al 6,81%.
Per rimediare, il cda ha deliberato un rafforzamento patrimoniale “fino a 1,5 miliardi di euro, da conseguire principalmente attraverso un aumento di capitale entro la primavera 2016”. L’operazione potrebbe essere contestuale alla quotazione, già deliberata come anche la trasformazione in spa per aderire alla nuova legge del governo Renzi.
Quanto alla gestione ordinaria, la banca veneta segnala il “buon andamento della gestione”, con risultati economici in miglioramento: margine di interesse +2,7%, commissioni nette +15,7%, e un “solido profilo di liquidità strutturale”, con liquidità a tre mesi stabile a 2,5 miliardi; tuttavia il risultato della gestione operativa è in calo del 6% da metà 2014, e si attesta a 219 milioni.