Dodici mesi dopo, ci si trova qui a parlare delle stesse difficoltà che riempiono le cronache finanziarie e sindacali. I temi sono rimasti in gran parte i medesimi di quelli di fine 2013.
Come se non bastasse, sono stati peggiorati da dilazioni che non hanno condotto a soluzioni tanto auspicate quanto sfuggenti.
Per le banche il 2015 sarà un anno pieno di incognite. Il processo di concentrazione del comparto creditizio è pronto a ripartire. Nei mesi precedenti a dicembre, il tema delle fusioni e delle acquisizioni ha visto emergere numerose teorie. Teorie che potrebbero a breve divenire pratica. La presenza e il peso di eventuali partner provenienti dall’estero, non solo di natura meramente finanziaria, sono in netto incremento. Tuttavia, potrebbero crescere ulteriormente. Soprattutto per le aziende che versano in maggiori difficoltà.
Per queste aziende non è da escludere neanche uno spin-off. I fenomeni che graveranno di ulteriore pressione il fronte già caldo dell’occupazione e delle prospettive contrattuali per più di trecentomila bancari italiani, il cui contratto sarà disapplicato dal primo giorno di aprile, sono dunque questi. E da tempo sono all’ordine del giorno.
Intanto, nuovi adempimenti di carattere normativo, quali ad esempio quelli a lungo attesi in tema di autoriciclaggio, riportano in primo piano le responsabilità individuali dei lavoratori.
Eppure, il 2014 che volge al termine non sta passando senza lasciare più di un segno. Per alcuni versi, è stato un anno non così negativo. Le banche italiane, bocciature a parte, hanno superato alcuni problemi e alcuni ostacoli: quali? Gli stress test e l’asset quality review.
Nelle trattative con l’Abi relative al rinnovo contrattuale della categoria, il sindacato ha ritrovato unità e compattezza. Mancavano da anni.