Gli istituti di credito approvano la misura del governo che consente ai lavoratori di ricevere il Tfr in busta paga, procedura che potrebbe partire non prima della metà del 2015. Una volta stabilito che il provvedimento, insito all’interno della legge di stabilità, rispetta i limiti giudicati sin dall’inizio funzionali dal comparto per il buon esito dell’operazione, l’Abi per voce del presidente Antonio Patuelli, che ne ha discusso nel comitato esecutivo dell’associazione a Milano, si è dichiarata “soddisfatta”.
In attesa dell’intesa che verrà stipulata fra l’associazione e il Tesoro per mettere a punto tutti i dettagli, Patuelli definisce la misura una ottima innovazione che offre possibilità in più di scelta ai lavoratori. Come si è evinto già nei giorni scorsi dai primi incontri tecnici, gli istituti di credito dovrebbero avere un ruolo di tesoreria e rappresentare un anello in più della catena già esistente fra aziende e Inps.
Nella pratica le banche emetteranno il finanziamento all’azienda nel caso in cui il dipendente faccia richiesta del Tfr, ma saranno coperte dalla garanzia statale. Il lavoratore infatti oggi ha la garanzia che se l’impresa non può dare il Tfr, ci pensa l’Inps mediante un fondo appropriato.
La stessa garanzia, in diverse modalità tecniche, sarà data alla banca che trasmette il finanziamento in modo da poter raccogliere l’eventuale insolvenza. La garanzia inoltre consentirà alle banche di non avere aggravi sotto il profilo patrimoniale, mentre la loro remunerazione sarà coerente con quella già prevista attualmente con il Tfr ‘lasciato’ in azienda.
In ogni caso, spetterà alle banche decidere se partecipare, dal momento che non è prevista un’obbligatorietà anche se fra gli istituti di credito c’è l’opinione che il provvedimento possa contribuire a ravvivare la domanda, attualmente molto scarsa. Ora la palla passa ai tecnici che dovranno definire nei dettagli la convenzione.