Il consolidamento tra le banche popolari italiane si configura come un’opportunità per un cambiamento strutturale del comparto.
Ciò può tradursi in rendimenti più elevati nel medio termine mediante la diminuzione dei costi e una concorrenza più bassa. Le minacce da parte delle autorità di regolamentazione e, nel breve periodo, una serie poco entusiasmante di risultati possono in parte controbilanciare l’appeal crescente di tali banche.
La trasformazione di Ubi in spa, completata lo scorso 10 ottobre, rappresenta un ulteriore incentivo per le altre banche popolari per cambiare la governance e, di conseguenza, rappresenta il calcio d’inizio del processo. Gli analisti di Equita si sono, quindi, focalizzati in un report di oggi sul processo di consolidamento tra le banche popolari confermando la stima di 944 milioni di euro di sinergie, corrispondenti al 12,7% della base di costo.
Ci sono, infatti, chiari spazi di risparmi sulle spese IT e sull’immobiliare che da soli contribuiscono per il 25% delle sinergie (+2pp di rote, ritorno sul patrimonio tangibile, al 2018, utile +24%). In particolare, le popolari potrebbero ridurre la loro esposizione all’immobiliare (21 miliardi di euro in totale, 6 miliardi di euro diretta, 15 miliardi via non performing exposure) non solo con cessioni/aumento dei recuperi ma attraverso lo spin-off di un veicolo in cui conferire tutti gli asset immobiliari a un costo di 240bps sul Common Equity Tier 1.
“Un taglio del 25% delle spese IT suona ragionevole, dando visibilità all’obiettivo di una riduzione del 14% delle spese amministrative, nonostante la riduzione del 7% già raggiunta negli ultimi cinque anni”, si legge nel report di Equita raccolto da milanofinanza.it. D’altra parte, la riduzione del personale è costosa, una riallocazione può dunque essere un’opzione.
Gli analisti della sim hanno ipotizzato una riduzione del 10% della forza lavoro (oltre 6.000 dipendenti). Il lancio di prepensionamenti può risultare costoso dal momento che solo il 5% della forza lavoro delle banche popolari ha 60 anni o più.