Banche popolari, la trasformazione in Spa è sempre più difficile

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L’annunciata trasformazione delle principali banche popolari in spa sta mettendo in difficoltà il quadro azionario di questi gruppi di credito.

 

Non solo: il passaggio da popolari in spa sta smuovendo anche interessi di natura differente, inclusi quelli più connessi al territorio e agli enti locali: di certo, il passaggio dal voto capitario a quello per quote azionarie sposta diversi equilibri. Ora a muoversi è la Uilca: il sindacato dei bancari ha promosso la formazione di una Commissione di studio, che elabori proposte per garantire la rappresentanza dei lavoratori nei consigli delle banche popolari, con o senza trasformazione in spa, sul modello tedesco.

La costituenda Commissione, che si insedierà nel prossimo paio di settimane, sarà presieduta da Giorgio Benvenuto e vedrà la partecipazione anche di Graziano Tarantini (presidente di Banca Akros, del gruppo Bpm) di Michele Zefferino (ex consigliere Bpm) di Claudio Casaletti (pensionati Uilca) di Stefano Fassina (deputato Pd) e di un rappresentante per ogni banca popolare in cui sia presente la Uilca.

Qual è l’attuale situazione dunque, prima che si profili il tanto sospirato passaggio (verso settembre)?
I lavori non dovrebbero durare troppo a lungo, nelle intenzioni, e arrivare ad elaborare una soluzione tecnica per preservare lo spirito cooperativo, alla luce della nuova legge e degli eventuali ricorsi per incostituzionalità che dovessero essere presentati: si tratterà anche di individuare la forma tecnica – Fondazione, Associazione tra soci dipendenti, altre proposte che verranno elaborate – più adatta all’ordinamento italiano, per portare gli azionisti lavoratori nei consigli. L’iniziativa che sta per partire, come si vede dai componenti, ha una vicinanza piuttosto marcata con la Bpm.

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