Anche chi non comprende molto di come si investe in Borsa, sa che ci sono delle persone che sembrano avere un particolare intuito per azzeccare le vendite e gli acquisti di azioni e di altri strumenti finanziari.
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Sono persone che riescono ad avere accesso a delle informazioni in anticipo rispetto agli altri e che, quindi, possono agire prima degli altri e guadagnare molto di più dalle loro transazioni. Secondo il Wall Street Journal, quando questi dati arrivano da studi effettuati da soggetti privati, pagare per ottenerli in anticipo – questa è la prassi – non può essere considerato insider trading.
L’inchiesta su questa prassi fatta dal Wall Street Journal prende ad esempio un caso del genere avvenuto il 15 marzo scorso. Era il giorno in cui la Borsa americana attendeva il dato, elaborato dalla University of Michigan, che è un soggetto privato, sulla fiducia dei consumatori americani. La Infinium Capital Management, pagando quanto richiesto, riuscì ad ottenere il dato in anticipo di alcuni secondi rispetto ai concorrenti e fece quanto necessario.
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Ciò su cui si sofferma l’inchiesta del Wall Street Journal è la mancanza di una legislazione mirata negli Stati Uniti che prevede il reato di insider trader per chi riesce ad ottenere in anticipo i dati elaborati da soggetti pubblici, ma non per quelli che, pur essendo particolarmente influenti per le dinamiche delle transazioni in Borsa, sono elaborati da soggetti privati come il dato sulla fiducia dei consumatori della University of Michigan e l’indice manifatturiero dell’Institute for Supply Management.