Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, sta per lasciare il gruppo. La banca come è noto varerà a breve la nuova governance, con il passaggio dal sistema duale al monistico (con un’assemblea straordinaria a gennaio).
Il rinnovo dei vertici ci sarà poi con l’assemblea di aprile, ma in proposito Bazoli non ha voluto essere più esplicito: “Di questo non aggiungo altro”, ha risposto a chi gli chiedeva quale ruolo avrebbe avuto nella banca, post trasformazione della governance.
L’intenzione di fare un passo indietro (“l’avventura milanese sta per finire”) è la prima affermazione formale, tuttavia già nei tempi passati il professore – classe 1932 – non aveva fatto mistero di considerare il suo mandato attuale, iniziato nel 2013, come l’ultimo. Quantomeno in Intesa, dove è presidente dal 1997 dell’allora Banca Intesa (post fusione tra l’Ambroveneto e la Cariplo, prima del matrimonio con il Sanpaolo Imi).
In occasione della riapertura della casa di Alessandro Manzoni, post restauro, il banchiere è tornato anche sull’ipotesi di stampa su una possibile fusione tra Intesa e Unicredit (poi estesa a Mps). “Un progetto che non sta né in cielo né in terra”, ha detto, aggiungendo che “quando ci saranno le condizioni, sicuramente valuteremo una crescita esterna” all’estero; poi ha aggiunto, chiarendo ancora meglio i contorni dell’espansione: “Non ha senso un progetto d’integrazione e di acquisizione di banche italiane”.
Infine la recentissima vendita dei libri Rcs a Mondadori (Intesa è azionista e creditrice della Rizzoli). Bazoli ha escluso un ruolo diretto nella vendita. “Io non ho responsabilità in questa decisione perchè sono fuori dal consiglio di amministrazione, e devo dire che sono contento di non aver avutoresponsabilità”, ha dichiarato, aggiungendo tuttavia che “è una tradizione positiva della Mondadori di lasciare una totale libertà ai propri autori e quindi rispettare anche le caratteristiche identitarie delle case editrici assorbite, prima ancora della Rizzoli”