I tassi di interesse restano fermi allo 0,25%, minimo storico dall’entrata in vigore dell’euro e lì resteranno anche se l’economia migliorerà, stando a quanto riferito dal governatore della Bce. Tra gli economisti c’è addirittura chi si aspettava il varo di misure straordinarie di allentamento monetario.
Secondo le analisi della Bce, ha detto Draghi, la crescita va come previsto e le previsioni per un periodo prolungato di bassa inflazione sono dentro le attese precedenti. Se così continuerà, lo spauracchio di una deflazione si allontanerà. La disoccupazione, intanto, ha mostrato segnali di stabilizzazione.
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Il primo problema per Draghi potrebbe essere quello di un euro forte. Sui mercati si è avuto un balzo in avanti dell’euro sul mercato dei cambi, di nuovo sopra 1,38 dollari, dopo la totale assenza di misure espansive da parte della Bce. Gli analisti avevano ragione. Draghi durante la conferenza stampa non ha fatto annunci operativi di nessun tipo il che fa pensare che la Bce abbia le mani legate, anche se la deflazione continua a destare preoccupazione.
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I prezzi al consumo restano al di sotto del target prefissato da Draghi e i segnali di miglioramento che arrivano dall’economia hanno diminuito le pressioni per un taglio dei tassi . Comunque il mercato del lavoro è molto debole e se Draghi dice di essere preoccupato dalla fragile ripresa, che prosegue moderatamente, e dalla bassa inflazione, è strano che non abbia posto in essere manovre ulteriori per sostenere l’area periferica dell’Eurozona. Abbassando i tassi, la Bce può aumentare l’inflazione e indebolire l’euro.