“Il processo di aggiustamento dei bilanci in diversi comparti” e “il ritmo insufficiente di attuazione delle riforme strutturali in alcuni Paesi”, di concerto con le “prospettive di crescita contenuta nei mercati emergenti” sono i fattori che pesano ancora sulla crescita economica europea.
Fattori che fanno parlare la Bce di “rischi al ribasso” sulla ripresa dell’area dell’Euro. E’ la diagnosi, che ormai si ripete da tempo, contenuta nel Bollettino economico della Banca centrale europea, i cui contenuti erano stati in parte anticipati nei giorni scorsi e che comprendevano la reprimenda agli Stati che hanno debito troppo elevato, tra i quali l’Italia è un caso-scuola.
Proprio sulle prospettive del Belpaese, dalla nota mensile pubblicata dall’Istatemergono segnali contrastanti: “L’economia italiana presenta segnali positivi associati al miglioramento della produzione industriale, al consolidamento dell’occupazione permanente, alla riduzione della disoccupazione e alla crescita del potere di acquisto delle famiglie. Tuttavia l’evoluzione del clima di fiducia rimane incerta e l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana segnala rischi di un rallentamento dell’attività economica nel breve periodo”, annota l’Istituto di Statistica.
Nel documento della Bce, invece, si prende atto del placarsi della turbolenza finanziaria di inizio anno, del continuo miglioramento delle condizioni di finanzamento di Stati e aziende (grazie al potenziamento del Quantitative easing da parte della stessa Eurotower) e della permanenza a livelli bassi dell’inflazione, a causa dei corsi del petrolio. Fattori che – uniti alle politiche fiscali leggermente espansive e al recupero dell’occupazione – operano a favore della domanda interna all’Eurozona. E’ proprio il fronte interno, infatti, a supportare la ripresa, mentre l’appiglio dell’export e dei Paesi emergenti si è dissolto.