A seguito della vittoria del ‘No’ al referendum Grecia, la Banca centrale europea appare inamovibile. Da un lato l’Eurotower ha fatto sapere tramite Ewald Nowotny, membro del consiglio esecutivo della Bce, che taglierà la liquidità al Paese Mediterraneo se il governo di Atene non rispetterà la scadenza del pagamento del 20 luglio (una tranche da 3,5 miliardi di euro).
Dall’altro l’istituto guidato da Mario Draghi ha deciso di non alzare il tetto per la liquidità d’emergenza (Ela) a favore degli istituti di credito ellenici e ha alzato l’haircut applicato per ottenere i fondi.
In un’intervista rilasciata a una tv austriaca (e riportata dal Wall Street Journal), Nowotny ha così giustificato la decisione di tagliare la liquidità ad Atene in caso di mancato rispetto dei termini di pagamento. “Sarebbe una bancarotta, un default. In questa situazione non sarebbe possibile per la Bce offrire ulteriore liquidità”, illustra Nowotny.
La decisione di lasciare invariato il tetto per la liquidità d’emergenza, invece, è arrivata ieri durante una conference call. La decisione non stupisce dopo che la Bce, il 28 giugno, ha bloccato i fondi Ela a 89 miliardi di euro. “La situazione finanziaria della Repubblica ellenica ha un impatto sulle banche greche dal momento che il collaterale che utilizzano dipende in maniera significativa da asset legati al Governo”, ha fatto sapere la Bce in una nota, spiegando anche la decisione di richiedere agli istituti di crediti ellenici un ammontare di collaterale maggiore per ottenere i fondi Ela.
Una fonte ha poi fatto sapere che, nonostante la revisione dell’haircut, le banche elleniche avrebbero ancora asset sufficienti per richiedere gli 89 miliardi di euro di liquidità disponibile.
Se però la Grecia riuscirà a chiudere un accordo con i suoi creditori, la Bce potrebbe concedere ad Atene un prestito-ponte a titolo di anticipo di futuri finanziamenti del fondo salva-Stati Esm, che non potranno essere erogati prima del 20. “Occorre discutere se sia possibile”, ha affermato Nowotny.