Sono in arrivo rincari anche se piuttosto «limitati», per i carburanti. Con l’aumento dell’accisa, che scatta fino a fine anno per finanziare diverse norme del decreto Fare varato nel 2013, la benzina, secondo le stime della Figisc-Confcommercio, potrebbe avere un aumento contenuto in mezzo centesimo al litro. Le organizzazioni petrolifere sono preoccupate per il continuo ricorso ai carburanti per finanziare le misure più disparate e chiedono al governo Renzi di andare controcorrente rispetto agli esecutivi precedenti. Con l’aumento l’accisa sulla benzina, passa da 728,40 euro per mille litri a 730,80 e quella sul gasolio da 617,40 a 619,80 per mille litri: si tratta dunque di un aumento di 0,24 centesimi che, comprendendo anche l’Iva, arriva a 0,34 circa.
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Stando ai calcoli della Figisc Confcommercio, che analizza anche altri parametri come il prezzo dei prodotti finiti sui mercati internazionali e il cambio euro/dollaro, nei prossimi giorni i distributori potrebbero rivedere i prezzi al rialzo fino a 0,50 centesimi al litro. Stando a uno studio della Cgia di Mestre considerando anche questo mini-rialzo la quota che va nelle casse dello Stato arriva al 60,5%.
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Il possibile non utilizzo dell’automobile preoccupa molto i petrolieri che guardano a Palazzo Chigi: «Ci auguriamo che questo governo sia più coraggioso dei precedenti sulle accise perchè le manovre sono inique e fortemente recessive», sottolinea il presidente dell’Up Alessandro Gilotti. Assopetroli, con il presidente Franco Ferrari Aggradi, chiede un piano quinquennale di riduzioni programmate, perchè, avverte, ad ogni aumento di accisa per 4 centesimi si perdono 35.000 posti di lavoro e una perdita economica dello 0,1% sul Pil.