La situazione del mercato, a seguito dello scoppio della bolla cinese, è stata osservata senza la dovuta concentrazione, vista la concomitanza con i drammatici avvenimenti in Grecia, ma Shanghai continua a spaventare i mercati.
Durante gli ultimi giorni, a seguito del massiccio intervento delle autorità cinesi, i mercati sono parsi in recupero. D’altra parte, è stato vietato ai grandi azionisti di vendere le loro quote, sono stati sospesi oltre 1.300 titoli (poi scesi a poco più di 500), linee di credito ingenti sono state messe a disposizione delle agenzie statali per invertire la rotta.
Gli esperti parlano della discesa in campo di un ‘national team’, una squadra composta da agenzie governative, banche, broker e fondi comuni che – sotto la direzione di Pechino – avrebbero cercato in tutti i modi di risollevare i mercati. “Abbiamo il sospetto che il ‘national team’ abbia continuato ad acquistare azioni anche oggi, per impedire una nuova caduta dei mercati”, annotava venerdì a Reuters Zhang Qi, analista di Haitong Securities a Shanghai.
Proprio l’ultimo giorno della settimana si è concluso con un recupero del 3,5% per Shanghai, maggior balzo dell’ottava, mentre le indiscrezioni di stampa davano conto di un pacchetto da oltre 320 miliardi di dollari di finanziamenti da parte di 17 banche: soldi dirottati sul mercato attraverso l’agenzia governativa China Securities Finance, creata nel 2011 per regolare i prestiti alle agenzia di intermediazione finanziaria che operano in Borsa, e ora usata per ridare fiato alle azioni e per rimpinguare le provviste a disposizione dei broker per operare.
Tale intervento va ben oltre quelli già annunciati dalle autorità nelle scorse e getta dubbi sul recupero (del 15% circa) andato in scena dai minimi del 10 luglio: “Ci sono un sacco di munizioni sul mercato”, spiegava ancora Zhang lasciando intendere che probabilmente senza questo intervento non ci sarebbe stato alcun rimbalzo.