L’Eurozona appare in lieve ripresa e il contesto macroeconomico potrebbe progredire ulteriormente durante la seconda metà dell’anno.
Tuttavia, nonostante tutto la Bce non può evitare di far suonare l’ennesimo campanello d’allarme per l’Italia: nel nostro Paese la convergenza reale fra le economie dell’area dell’euro dopo l’introduzione della moneta unica è stata scarsa e l’Italia ha registrato risultati peggiori in termini di crescita del Pil pro-capite.
In altri termini, da quando esiste la moneta unica, non c’è stata una crescita convergenti tra i dodici Paesi dell’Eurozona e l’Italia è quello che ha fatto peggio di tutti. Ciò si evince dal bollettino della Bce che poi, nonostante tutto, legge nei dati del Vecchio continente alcuni segnali positivi, dalla crescita moderata nel secondo trimestre all’ulteriore espansione della ripresa economica.
Nel contempo, secondo il bollettino economico, la domanda interna dovrebbe essere sorretta dalle misure Bce, dai progressi sulle riforme strutturali,dal risanamento dei conti, oltre che dal basso prezzo del petrolio e l’export.
Francoforte ha poi aggiunto:
L’inflazione ha raggiunto il livello minimo agli inizi dell’anno, tornando in territorio positivo negli ultimi mesi, ma secondo le informazioni disponibili e i prezzi correnti dei contratti future sul greggio dovrebbe rimanere bassa nei prossimi mesi per poi aumentare a fine anno, in parte per gli effetti connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014. Nel 2016 e nel 2017 l’inflazione dovrebbe aumentare ancora.
La Bce, tuttavia, continuerà a seguire la situazione dei mercati finanziari, nonché le potenziali implicazioni per l’orientamento di politica monetaria e per le prospettive sulla stabilità dei prezzi. Pertanto, se alcuni fattori dovessero indurre un inasprimento ingiustificato della politica monetaria o se le prospettive per la stabilità dei prezzi dovessero mutare in modo sostanziale, il Consiglio direttivo reagirebbe ricorrendo a tutti gli strumenti.