Le utlime mosse annunciate dalla Federal Reserve non giovano all’Euro, che cade contro il dollaro. I mercati hanno ora la sensazione che i tassi potrebbero essere alzati prima del previsto.
Nel contempo, da Washington fanno sapere che l’America è in ripresa, con il Pil statunitense salito del 3,5% durante l’ultimo trimestre. Gli analisti pensavano salisse a +3. In estate le spese per i consumi, però, hanno fatto registrare un +1,8&. Rispetto all’incremento del 2,5% registrato durante il secondo trimestre vi è dunque un calo.
Nel nostro Paese le banche, nello specifico quelle bocciate agli stress test (Mps e Carige), crollano a Piazza Affari limitando la crescita del listino meneghino. Nel settore creditizio, infatti, arrivano poche rassicurazioni dopo l’esito dei test promossi dalla Bce. Anche quelle che li hanno superati, secondo l’Eba, non devono sentirsi ‘tranquille’.
I titoli di Stato, intanto, continuano ad andare bene: il Tesoro ha ceduto in asta tutti i Btp a 5 e 10 anni per 5,25 miliardi di euro posizionando 2,5 miliardi di titolo quinquennali con tassi in lieve aumento all’1,23% dall’1,06% precedente e 2,75 miliardi di Btp decennali con rendimenti stabili al 2,44% (2,45% precedente). Collocati anche 1,955 miliardi di euro di Ccteu con scadenza dicembre 2020 all’1,25%.
Intanto, cresce il mercato del lavoro Usa. Mettendo le turbolenze finanziarie in secondo piano e concentrandosi sulla forza della ripresa a stelle e strisce, il comunicato della Fed ha di fatto rappresentato il cambio di marcia dei governatori centrali. Non a caso Wall Street ha terminato ieri in lieve calo, perché gli investitori vedono finire il tempo del “denaro facile” davanti ai loro occhi, ma senza comunque subire particolari scossoni. D’altra parte lo stop al Qe è stato graduale e la Fed ha cercato di preparare i mercati all’evento nel migliore dei modi.