La battuta d’arresto della Cina, che durante il terzo trimestre del 2015 è cresciuta al ritmo più lento dal 2009, e lo stop della Corporate America, con trimestrali che spesso hanno deluso gli analisti, elevano le pressioni sulle Banche centrali di tutto il mondo chiamate a prendere decisioni importanti in materie di politica monetaria.
Al primo posto c’è la Bce di Mario Draghi che torna a riunirsi giovedì prossimo – in trasferta a Malta – per valutare la situazione all’interno dell’Eurozona: gli analisti sono convinti che prevarrà la status quo, ma dal mercato salgono le richieste per un’estensione del Quantitative easing, alla luce anche della frenata dall’inflazione.
La palla passerà poi alla Federal Reserve, chiamata a comunicare le tempistiche con cui procedere al primo rialzo del tassi d’interesse dal 2007: i banchieri Usa hanno più volte ribadito che le loro preoccupazioni sono legate più al contesto internazionale che a quello americano dove la ripresa si mostra comunque solida e il tasso di disoccupazione è in costante calo. Stando ai future sui Fed funds, usati dagli analisti per prevedere le mosse della Fed, un rialzo del costo del denaro è fuori discussione per ottobre, mentre c’è solo il 30% di possibilità che avvenga entro fine anno. Probabile quindi che la stretta si sposti a gennaio (41% della possibilità) o addirittura a marzo (52%).
Intanto, a dimostrazione che il Vecchio continente sta pagando più di altri la frenata della Cina, in Germania scendono più del previsto i prezzi alla produzione: a settembre si è registrato un calo mensile dello 0,4%, annuale del 2,1 per cento. Alcune previsioni indicavano una riduzione più contenuta, rispettivamente dello 0,1% congiunturale e dell’1,8% tendenziale. Nel precedente mese di agosto la flessione è stata dello 0,5% rispetto a luglio e dell’1,7% nel confronto con agosto del 2014. Ad agosto, il surplus delle partite correnti della Ue è stato di 12,5 miliardi rispetto a un surplus di 14,8 miliardi a luglio e a un surplus di 3,9 miliardi un anno prima. In Italia, l’Istat segnala il calo dello 0,3% mensile, ad agosto, della produzione delle costruzioni.