Con ogni probabilità, il mercato sperava in qualche magia di Mario Draghi ieri. Al contrario “ha solo subito uno choc” dal governatore della Banca centrale europea.
Con le parole che Mitsuo Shimizu di Japan Asia Securities ha trasmesso a Bloomberg si può riassumere il momento dei listini di queste ultime ore: abituati alle flebo di liquidità e alle promesse dei banchieri centrali di esser sempre accomodanti, i mercati si sono costruiti la speranza di una nuova cura da cavallo da parte della Bce. Invece, Draghi non è andato oltre le loro attese e anzi – annunciando un’estensione temporale del Quantitative easing, il taglio del tasso sui depositi al -0,3% e pochi altri aggiustamenti al programma d’acquisti – le ha in parte deluse.
Questa è, a tutti gli effetti, una brutta notizia.
Si spiega così il crollo di 3,1 punti percentuali di giovedì dei mercati europei, che anche oggi trattano deboli. Milano oscilla intorno alla parità (cede lo 0,1% a metà mattina). Deboli le altre: Londra -0,2%, Francoforte +0,3% eParigi -0,4%. Una debolezza che – unita all’attesa per il rialzo dei tassi Usa da parte della Federal Reserve – si è estesa anche a Wall Street e all’Asia. Proprio oggi, dalle indicazioni sul mercato del lavoro americano potrebbe arrivare la spinta decisiva perché Janet Yellen annunci quella mossa di politica monetaria che ormai tutti aspettano: gli analisti si attendono 200mila nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione stabile al 5%.
Il riflesso sulla delusione per la Bce continua a vedersi sull’euro, che tratta in area 1,09 dollari, dopo essersi impennato ieri fino a 1,0947 dollari. Prima di Draghi l’euro aveva aggiornato a 1,0551 dollari il proprio minimo da oltre sette mesi. Forti movimenti si sono visti anche sui rendimenti sovrani, che sono tutti cresciuti. Così, anche se lo spread è sceso di nuovo sotto quota 100 punti base, il rendimento del Btp decennale italiano arriva a superare l’1,6%, mentre pochi giorni fa era all’1,4%.