Le Borse europee hanno iniziato la settimana con i riflettori puntati sulla Grecia. La riunione dell’Eurogruppo dovrebbe certificare i passi avanti verso un’intesa che sblocchi i 7,2 miliardi di euro di aiuti, in cambio di riforme.
Tutti i governi dell’Eurozona hanno tuttavia anticipato che di accordi ufficiali oggi non ce ne saranno. La tensione si sposta, dunque, a domani: Atene dovrà pagare 750 milioni al Fondo monetario internazionale, ma non è ancora chiaro se riuscirà a trovarli nelle sue casse ormai ai minimi termini. Anche se li trovasse – come fanno trapelare fonti del governo greco -, però, non sarebbe l’ultimo scoglio da superare per evitare il default: solo a giugno scadono altri 1,5 miliardi di prestiti dal Fondo, mentre tra luglio e agosto vanno restituiti circa 3 miliardi alla Bce. Le tensioni europee si ripercuotono sulla moneta unica che cala a 1,1171 contro il dollaro.
A Milano, Piazza Affari chiude invariata (+0,04%) dopo una giornata a ridosso della parità. Deboli le altre: Londra lima lo 0,24%, Francoforte arretra dello 0,31%, Parigi peggiora fino a cedere l’1,23%. Atene chiude in calo del 2,5%. Lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund tedeschi, è stabile in area 115 punti base, mentre i titoli italiani rendono l’1,74%. Tra i singoli titoli milanesi si guarda a Mps: l’ad Fabrizio Viola ha detto in conference call che l’aumento di capitale da 3 miliardi dovrebbe partire a maggio. Attiva Exor: la holding degli Agnelli ha chiuso la cessione dell’immobiliareCushman&Wakefield per 1,27 miliardi. Debole anche Wall Street: mentre i mercati del Vecchio continente chiudono il Dow Jones lima lo 0,1% come lo S&P500, mentre il Nasdaq è invariato.
Sul fronte macroeconomico, la giornata è priva di eventi di rilievo, mentre più avanti nel corso della settimana si guarda ai giudizi dell’Istat e della Commissione europea sull’Italia: l’Istituto di Statistica pubblicherà il dato sull’andamento del Pil nel primo trimestre dell’anno, quello che dovrebbe rappresentare la definitiva svolta con l’uscita dalla recessione e la ripresa; da Bruxelles, invece, arriveranno le raccomandazioni ai Paesi membri in tema di finanza pubblica.