Arriva il rimbalzo delle Borse internazionali, malgrado la volatilità provocata dalla questione greca ancora da risolvere e soprattutto allo scoppio della bolla cinese: qui i listini hanno lasciato sul terreno un terzo del loro valore dopo una cavalcata che durava da oltre un anno.
I mercati europei trattano in rialzo scommettendo sull’accordo tra Atene e la Ue, Shanghai mette a segno un sensibile recupero, Wall Street scatta in apertura, dopo che in mattinata Tokyo ha chiuso positiva positiva. Il Dow Jones e il Nasdaq salgono dell’1,2%, l”S&P dell’1,3%. Il Fondo monetario ha tagliato la crescita globale dal 3,5 al 3,3% per l’anno in corso sui timori per Grecia e Cina.
La rotta degli scambi europei è ancora tracciata dalla trattativa sul piano di salvataggio di Atene: entro la mezzanotte di oggi, giovedì, il premier Alexis Tsipras deve presentare il piano di riforma per l’economia greca, con tagli alla spesa e operazioni decise che dimostrino la sua buona volontà a restare nell’euro. Sul tavolo, ci sono misure da 12 miliardi. Gli investitori sembrano credere agli spiragli che si sono aperti dopo la promessa di agire sulle pensioni e lo spread tra Btp e Bund tedeschi cala in area 145 punti base, appaiato a quello spagnolo, con i decennali italiani che rendono il 2,16% sul mercato secondario. Dopo un iniziale recupero in area 1,11 dollari, l’euro torna a trattare in area 1,105 nei confronti del biglietto verde. Piazza Affari cresce del 2,8%, Francoforte del 2,2%, Parigi del 2,6% e Londra dell’1,5%. Tra i titoli milanesi, Saipem soffre per la rescissione del contratto sul South Stream.
In mattinata, la Borsa di Tokyo, ancora scottata dal crollo dei mercati cinesi di ieri, ha chiuso una giornata in altalena: dopo aver aperto le contrattazioni segnando un -2,05% a quota 19.332,77, è arretrata a cedere fino al 3,2% a quota 19.115,20, per poi risalire e chiudere in rialzo dello 0,6% a 19.855,50 punti. Seduta sulle montagne russe anche per Shanghai dove l’indice, dopo una flessione che ha toccato il 3,8%, ha recuperato chiudendo con un recupero del 5,76%, il maggior balzo dal 2009. Un risultato dovuto ai nuovi interventi decisi dalle autorità di Pechino, che tra l’altro hanno vietato ai grandi azionisti e agli amministratori delegati delle società quotate di vendere i propri i titoli per sei mesi. Una misura accompagnata dall’inchiesta aperta dalla polizia cinese su possibili “criminali” vendite allo scoperto dei titoli azionari che avrebbero potuto influire sui crolli dei giorni scorsi. Gli analisti sono ancora divisi sul destino della Piazza cinese continentale: secondo alcuni, il peggio è passato, ma non manca chi lamenta le inefficienze delle autorità dei mercati e chi punta il dito sull’immaturità della comunità finanziaria, la cui imprevedibilità può generare ancora forti perdite. A Hong Kong, che pure aveva aperto con il segno meno, l’indice Hang Seng ha cambiato completamente direzione rimbalzando alla fine del 3,7%.