L’azienda monzese Brugola è alla conquista del Michigan, portando nel centro dell’industria automobilistica americana l’arte e la meccanica proprie del made in Italy.
Durante la scorsa settimana ha aperto a Plymouth, cittadina che dista quaranta chilometri da Detroit, un nuovo stabilimento, una fotocopia esatta dell’impianto di Lissone. Inizialmente sarà funzionale a fornire le viti ai motori Ford, cliente storico della famosa azienda brianzola che produce 1,8 miliardi di pezzi l’anno, riducendo i tempi di consegna, ma l’obiettivo è soprattutto quello di conquistare General Motors.
Con loro l’operazione è già ben avviata e le commesse sono in dirittura d’arrivo. L’imprenditore Egidio, detto Jody, Brugola ha fatto portare dal Bel Paese le grandi macchine prodotte da un’altra italiana, Sacma, e da un mese un team di dieci operai specializzati sta insegnando ai primi 25 dipendenti americani (saranno 75 a regime) come si producono le “viti critiche” Brugola, cruciali per il perfetto funzionamento del motore di un’automobile. “Non c’è tedesco o indiano in grado di realizzare pezzi così affidabili e perfetti”, dice il presidente di Oeb, Officine Egidio Brugola, che vanta un prodotto a difetto prossimo allo zero, al punto che solo 2 viti su un milione vengono contestate dai clienti.
Quello di Detroit è il primo impianto realizzato al di fuori dai confini nazionali e l’investimento vale oltre 20 milioni di euro. Lo stabilimento produrrà 10 mila tonnellate di viti l’anno entro il 2018, per un valore complessivo di 25 milioni di euro di fatturato l’anno, cioè un quinto dell’attuale giro d’affari di Brugola.
“Non si tratta di un’alternativa a Lissone, non è un processo di delocalizzazione, perché nell’impianto italiano stiamo per accogliere i nuovi clienti tedeschi Mercedes e Bmw”, continua il numero uno dell’azienda, che dedica questa vittoria a quei banchieri che ai tempi della crisi del 2009 avevano chiuso i rubinetti del credito alla Brugola, convinti che il mercato dell’automotive non si sarebbe mai più ripreso.