Le banche negli ultimi due anni hanno elargito a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazione in crescita, il rischio usura prende volumi sempre più inquietanti al Sud: principalmente in Campania, Calabria e Abruzzo. Ad affermarlo è la Cgia di Mestre che evidenzia come tra la fine del 2011 e del 2013 il calo delle collocazioni bancarie per le famiglie è stata di 9,6 miliardi (-1,9%), mentre le imprese hanno registrato un calo di 87,6 miliardi (-8,8%).
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Per Giuseppe Bortolussi, il segretario della Cgia, “oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito questa forte riduzione dell’erogato è stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giugno di quest’anno ha toccato la cifra record di 168 miliardi di euro”. “Con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria – afferma Bortolussi – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura: le segnalazioni, purtroppo, sono ancora molto poche”.
Secondo la Cgia nelle zone dove c’è maggiore disoccupazione, alti tassi di interesse, sofferenze più rilevanti, pochi sportelli bancari e tanti protesti, il contesto è indiscutibilmente a rischio. Pertanto, riguardo ad un indicatore nazionale medio pari a 100 – secondo la Cgia -, la condizione più critica si mostra in Campania: l’indice del rischio usura è pari a 164,3 (pari al 64,3% in più della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6% in più rispetto alla media nazionale), in Abruzzo si attesta a 144,6 (44,6% in più della media Italia). In Puglia a 139,4 (39,4% in più della media nazionale) e in Sicilia il livello tocca quota 136,2 (36,2% in più della media Italia).