La gestione economica dello Stato italiano è come la gestione di una grande azienda: i conti devono tornare. E se il fatturato (il Pil, nel caso dello Stato) non aumenta, qualsiasi variazione verso il basso delle entrate deve essere controbilanciata da entrate o mancate uscite dello stesso importo.
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Anche per la cancellazione della prima rata dell’Imu – divenuta ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Imu – vale lo stesso discorso. Per la perdita del gettito di 2,4 miliardi nelle casse dell’Erario è stato necessario compiere delle operazioni di senso opposto, cercando di limitare le uscite o aumentare le entrate da qualche altre parte.
Prima rata Imu – Chi ‘paga’ per la sua cancellazione?
Il governo italiano ha reperito nel seguente modo i 2,4 miliardi di euro necessari alla cancellazione della prima rata dell’Imu:
0,5 miliardi di euro arriveranno dai tagli alla spesa dei ministeri, che comporterà una perdita del 10% del budget disponibile per i consumi intermedi ad esclusione del Ministero dell’Istruzione;
1,2/1,5 miliardi saranno portati dal gettito Iva derivante dai pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni (10 miliardi di euro in totale);
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700 milioni di euro li vale la sanatoria sulle slot machines, ma la cifra non può essere ancora stabilita con certezza: il vecchio contenzioso con le concessionarie che gestiscono le slot machine si è chiuso con la sentenza che prevede una multa di 2,5 miliardi di euro, ma la legge italiana prevede che si possano chiudere i contenziosi sui danni erariali con una transazione che va dal 10 al 30% dell’importo totale della sanzione. A cifra di 700 milioni di euro è il massimo che può sperare di ottenere lo stato.