La notizia era in arrivo da giorni. I fondi Advent International, Bain Capital e Clessidra hanno siglato l’accordo con le banche popolari per acquisire l’Istituto centrale delle banche popolari (Icbpi) per 2,15 miliardi.
Oggi rappresentava a scadenza dell’esclusiva affidata al trio di fondi in cordata da parte dei soci dell’Icbp, che sono guidati dal Creval azionista per oltre il 20,5% del capitale. Credito Valtellinese, Banco Popolare, Bper, Ubi Banca, Bpm, Banca Sella e Popolare di Cividale – si legge in una nota dei soci – manterranno complessivamente una partecipazione del 7,9%. Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige e Iccrea holding usciranno invece dal capitale.
Oltre al Creval, nella compagine sociale figurano, tra le altre, il Banco Popolare (14,6%), Bper (10,6%), Ubi Banca (5%) e Bpm (5%). Il prezzo di vendita è importante per le popolari: alla fine di maggio un report di Banca Imi stimava in oltre 200 milioni la plusvalenza di Creval, in caso di cessione nell’ordine dei 2 miliardi. Veneto Banca, un altro degli azionisti, ha già comunicato che la plusvalenza per sé è di 140 milioni, per la Pop Vicenza si prospetta una plusvalenza di 142 milioni. Ubi registra un utile netto dalla vendita di 70 milioni.
La nota che annuncia l’operazione ricorda che Icbpi è leader nel mercato italiano nel settore dei servizi di monetica e pagamento (issuing, acquiring e pos) e opera anche attraverso marchi consolidati come CartaSì. Nel 2014, la società ha generato un fatturato di 670 milioni, un ebitda di 195 milioni e un utile netto di 95 milioni. Ha più di 1.900 dipendenti e sede a Milano. Quando Icbpi ha acquistato CartaSì dalle grandi banche (Uncredit, Mps e Intesa), nel novembre del 2008, la controllante Si Holding era stata valorizzata alla cifra di 150 milioni di euro.