L’accoppiata Imu e Tasi implica degli aumenti sul gettito fiscale. L’obiettivo delle riforme è quello di raccogliere soldi tassando anche il 30% delle abitazioni con basso valore catastale che non erano soggette a Imu e Ici. La strategia porterà nelle case dello stato, se finalizzata, 1,7 miliardi. Resta da capire se, a seguito della nuova maggiorazione Tares, questi soldi serviranno per le detrazioni. Detrazioni che al momento sembrano non poter ‘godere’ dei 500 milioni messi a disposizione dalla legge di stabilità. Quel che è certo è che con le nuove tasse in cantiere le modifiche sono molteplici. Una sola sembra essere però la prerogativa: far risalire il gettito e portarlo (con l’accoppiata suddetta) a 26 miliardi. Una risalita di 3,8 miliardi di euro. Per le imposte sul mattone, dunque, si tornerà ai livelli del 2012.
> Casa: Imu e Tasi a rischio aumenti
Il conto, peraltro, potrebbe ancora farsi più salato. Nel 2015, con la nuova legge in vigore, l’aliquota Tasi sull’abitazione principale potrà schizzare fino al 6 per mille.
Tuttavia, da Comune a Comune dovrebbero esserci delle metodologie diverse. Tutto dipenderebbe, pertanto, dai conti locali. Un indicatore immediato del rischio-aumenti è dato dalle aliquote fissate dai Municipi per l’imposta municipale unica durante lo scorso anno. In questo caso l’Imu ordinaria è salita superando anche l’asticella del 10 per mille.
I sindaci difficilmente si lasceranno sfuggire l’occasione di far tornare i conti sfruttando la Tasi, in particolar modo sull’abitazione principale. Così, il rischio degli aumenti è altissimo. Per i Municipi che hanno invece standardizzato l’Imu, lo spazio fiscale d’azione a disposizione lasciato dalle nuove direttive è altissimo.