Si è tenuta ieri l’assemblea Cdp. La rivoluzione di Cdp è fortemente voluta a Palazzo Chigi dal premier, Matteo Renzi, e dal suo consigliere economico, Andrea Guerra.
Nelle intenzioni del presidente del Consiglio la Cassa deve diventare il braccio del governo nell’economia. Un vero e proprio strumento in grado di intervenire in aziende in crisi ritenute strategiche e capace di imprimere una decisa svolta ai timidi segnali di ripresa che si intravedono per trasformarli in una crescita concreta.
Subito dopo l’assemblea straordinaria che modificherà lo statuto, i soci dovrebbero riunirsi in via ordinaria “per decisioni sugli amministratori”. Una indicazione dell’ordine del giorno generica che dovrebbe portare alle dimissioni dell’attuale cda e alla nomina di un nuovo board. Nessun dubbio né sul nome del presidente, Claudio Costamagna, né su quello dell’amministratore delegato, Fabio Gallia.
Per favorire il ricambio al vertice della Cassa, l’attuale presidente Franco Bassanini ha fatto pervenire ieri alle fondazioni azioniste, al cda, al collegio sindacale e alla commissione parlamentare di vigilanza una lettera in cui mette il mandato a disposizione dell’assemblea per favorire il ricambio al vertice.
Nella lettera inviata per conoscenza al premier, Matteo Renzi, e al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, Bassanini ha spiegato la sua scelta. E sul ricambio anticipato del vertice, “tengo a precisare – ha scritto – che la richiesta del governo non è stata motivata, per quanto a me noto, da giudizi negativi né sull’operato degli amministratori né tantomeno sull’attività di Cdp e i risultati conseguiti”. Nessuna bocciatura dell’operato dei vertici della Cassa, ma solo la necessità prospettata da palazzo Chigi e dal Tesoro di anticipare il ricambio in modo “da insediare un nuovo consiglio che abbia davanti un mandato triennale e possa impostare fin da ora il piano industriale 2016-2018”.