Ancora un rinvio per la centrale nucleare in Normandia. Il giorno in cui l’impianto entrerà finalmente in funzione è ora previsto per il quarto trimestre del 2018. Il che rappresenta un altro colpo all’immagine della Francia come potenza nucleare europea, la conferma che la tecnologia Epr su cui si basa la nuova centrale ha più di una difficoltà e ci sarà un nuovo rialzo dei costi di costruzione.
Anche se ormai è un discorso chiuso da quasi tre anni, la notizia non può che essere stata accolta con un sorriso al quartier generale di Enel. Fino a tre anni fa, l’ex monopolista italiani era imbarcato nell’avventura di Flamanville, controllando il 12,5 per cento della società di gestione dell’impianto. Quota venduta dopo il referendum nucleare post Fukushima e la fine dei sogni di rinascita nucleare anche in Italia, rilanciato dall’ultimo governo Berlusconi.
Anche se si trattava di una quota di minoranza, Enel avrebbe comunque dovuto contribuire ai costi: una nota dolenti per il gruppo Edf, visto che rispetto al budget iniziale sono praticamente triplicati. Era stata prevista inizialmente una spesa attorno ai 3,5 miliardi di euro, si chiuderà – se tutto va bene – con una spesa superiore agli 11 miliardi. Del resto, al momento della partenza del cantiere (nel 2007) la data di inaugurazione era stata preventivata per la fine del 2012.
Nell’aprile scorso, l’agenzia nucleare Asn aveva individuato un problema tecnico, con una eccessiva presenza di carbone che avrebbe potuto danneggiare le strutture in metallo in presenza di sollecitazioni. Il che ha comportato uno stop ai lavori per dare il tempo di effettuare nuovi tes. In giugno, poi, ancora una relazione tecnica negativa dell’agenzia: in questo caso, erano stata messi in discussione i sistemi di sicurezza delle valvole dell’impianto.