Centro Studi Confindustria: il rallentamento di Berlino spaventa l’Europa

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I segnali di miglioramento della produzione industriale italiana sono notevoli, in base a ciò che si evince dai dati inerenti al terzo trimestre formulati dall’Istat. Si registra un aumento congiunturale dello 0,3%, nonché un ribasso dello 0,7% tendenziale. Non si può ancora affermare con certezza che siamo dinanzi ad un panorama luminoso e ad un futuro roseo, come testimoniano le stime del Centro Studi di Confindustria. L’ente prevede un peggioramento dello 0,2% a settembre e un peggioramento dello 0,6% del terzo trimestre nei confronti dei trimestri precedenti. Questo il commento ai dati fornito dal Csc:

Le indagini qualitative condotte presso le imprese manifatturiere confermano un quadro nel complesso debole e non lasciano intravedere significativi miglioramenti nei mesi autunnali. Il Pmi manifatturiero a settembre registra una diminuzione della componente ordini (scesa a 50,2 da 50,9, minimo da 15 mesi), e ciò preannuncia una dinamica sostanzialmente piatta dell’attività nei prossimi mesi; la domanda interna ha spinto al ribasso gli ordini mentre quella estera ha offerto un contributo positivo, essendo giudicata in accelerazione rispetto ad agosto (54,1 da 53,0), grazie alle maggiori commesse provenienti dai paesi extra-Ue. Ad agosto l’Istat registra variazioni congiunturali positive per i beni di consumo (+2,3%), i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,2%), mentre segna una variazione negativa nel comparto dell’energia (-0,3%). Gli aumenti tendenziali si sono invece verificati nei raggruppamenti dei beni di consumo (+2,3%) e dei beni strumentali (+1,7%), mentre arretrano i comparti dell’energia (-2,6%) e dei beni intermedi (-2,2%).

Preoccupano visibilmente le condizioni economiche della Germania. Berlino sembra essersi impantanata ed esce da una settimana molto nera. Il Fondo monetario internazionale ha rivalutato le stime sulla crescita dell’economia tedesca portandole all’1,3% e rivedendole dunque al ribasso per quest’anno. Male anche le previsioni di Lagarde e soci per il prossimo anno: dal 1,5% la Germania scenderà all,1,2%.

 

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